Antropologicamente, devo confessarlo, il lucano mi ha sempre interessato e incuriosito, specie quando è nato e residente nel capoluogo di regione.
Se dovessi trovare una definizione per spiegare l’homo potentinus, non esiterei a definirlo: in bilico. Che non è una brutta cosa, anzi. Essì, poiché il potentino classico ha reinventato un suo personalissimo modo di essere, sempre a metà strada tra l’aria disinvolta del dandy e la professionalità dello yuppie, continua ad essere anche per gli studiosi più esigenti, una strana specie di individuo, solitamente non di facile classificazione.
Normalmente piuttosto ben vestito, ha uno sguardo imperscrutabile, da una parte rivolto verso il futuro e dall’altro verso la tradizione, che, sebbene da poco riscoperta, rappresenta per lui un’àncora dalla quale non può prescindere.
Ma le sue automobili sono sempre impeccabili. Costi quel che costi, il potentino deve (deve) avere la macchina che fa brutto.
Se papà i soldini non ce li ha, non importa, ci sono sempre le amicizie altolocate che gli vengono incontro per risolvere il problema.
Duemila di cilindrata, 180 cavalli, trazione posteriore, turbina a geometria variabile, assetto, ecc., non c’è potentino che si rispetti che non ne capisca di motori.
Le officine quando vedono i potentini che portano le loro macchine a fare i tagliandi si grattano le palle.
Non è sempre simpatico, l’homo potentinus.
Perché poi, oltre ai motori, ha anche altre competenze. Mica si ferma lì. Il sapere disturba il prossimo. Crea invidia.
Vogliamo parlare di calcio? Conosce in anticipo i risultati e le formazioni e, parlando dell’ultima partita, finalmente conosci la verità se quello che ha dato l’arbitro era rigore veramente oppure no. Non c’è bisogno di Domenica Sportiva o di Controcampo qui.
La verità ce l’ha lui. In tasca. Basta chiedere e gli infedeli come noi saranno edotti. Non dimentichiamo che lui, questa summa di sapere, è anche uno sportivo. Il mercoledì calcetto. Anche i comuni mortali possono andare a vederlo, nelle sue esibizioni dove è regista arretrato, difensore insormontabile, mezza punta di contenimento e allenatore in campo. I gol? Adesso chiedete troppo. È l’uomo dell’ultimo passaggio. Mica si può fare tutto! Sarebbe pretestuoso se facesse anche goleador. E poi in quel caso non sarebbe vero gioco di squadra. E a lui non piace essere eccessivamente individuale.
E, per finire, l’impegno civile.
All’homo potentinus non sfugge l’impegno civico, assieme alla attenzione spasmodica circa la qualità delle scelte politiche.
È attento alla stampa locale, sfoggia nei salotti privati acume politico e sociale e informazioni di prima mano, che gli altri non possono sapere, perché quell’amico altolocato che gli passa informazioni riservate, gli da notizie fresche, di prima mano.
“Se vi dico che è così è perché sono sicuro, mica sparo cazzate”. Mai sia detto.
E gli altri, normalmente seduti intorno a lui, le gambe accavallate e le scarpe british style in primo piano, assistono alla rivelazione con la faccia a “O” che indica il massimo dello stupore. Ma come avrà fatto a sapere anche questa cosa?
Il potentino è uomo capace di stupire.
Poi quando gli chiedi di partecipare, dà sempre la sua disponibilità a manifestare, protestare per quello che non va, a collaborare per un mondo più giusto, per una città che deve funzionare meglio, per la mentalità che deve cambiare. Eccheccazzo! Si indigna pure, l’homo potentinus. Che vi credete?
Peccato che di solito quando glielo chiedi, capita sempre di mercoledì. E al calcetto, l’homo potentinus non ci rinuncia.
Se no chi lo fa l’ultimo passaggio?
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