Quando finisce l’estate, eppure hai la certezza che non sia ancora passata, quando le giornate si accorciano ma sono ancora abbastanza lunghe da stare in giro fino a tardi, quando il tepore sulla pelle ti dá ancora un brivido, quando le piogge non sono ancora così lunghe da farti pensare all’autunno, quando ti senti coinvolto da quel momento che sta tra il caldo e il l’umidità: allora è arrivato settembre. Dicono: Ecco, adesso sì che è finita l’estate.
Dicono: E adesso come lo affrontiamo l’inverno?
Dicono: Dura sempre troppo poco. Come quando fai la scampagnata la domenica, e ti svegli presto, e l’aria del bosco si rinfresca prima e quando il sole tramonta ti sembra di essere lì solo da pochi minuti. E devi venir via. Tutto sta nei colori. Sono quelli che ti fregano. Ingannano. Quel verde incipiente dei prati, delle colline che fiammeggiano sulla strada, non potevi vederlo con il sole forte. Ma adesso che il sole si è abbassato un pò, lo noti di più. Il verde.
Per cadere le foglie è ancora presto. Per il marrone è ancora presto. Adesso è il verde l’attore principale, è il suo momento.
Dico: Hai notato che di questi periodi anche gli occhi sono più verdi? Quel colore ti si stampa negli occhi come un francobollo, se tenti di scollarlo, si tira via tutto l’iride, allora lo lasci lì. Incollato, appiccicato. Non fa male. Ti dà luce, ti aiuta a capire che quel calore bestiale è partito per altri posti.
Dicono: adesso dobbiamo riprendere le coperte.
Dicono: i maglioni.
Dici: E se non ci sarai più?
Dico: Ci sarò. Forse ci sarai anche tu. Farai molti giri in macchine dai vetri appannati, siederai con una scusa sui sedili posteriori per stare più larga, andrai in posti vecchi che conosci già e non ci troverai nulla di cambiato, e poi andrai in posti nuovi che ti sorprenderanno, e nuovi occhi ti stupiranno, nuovi colori ti si stamperanno negli occhi, e forse penserai che non ti si sono incollati, e invece si, te li vedono tutti. Ma poi cadranno con la primavera. Come i dentini di un bambino, per lasciare il posto a nuovi colori. E non ti faranno male. E l’estate ti riporterà indietro assieme a quel vento tiepido di aprile che passa silenzioso sotto le porte chiuse.
Dici: Ma sei sicuro?
Non rispondo e ti guardo soltanto, con il mio solito, mezzo sorriso. Poi guardo fuori, la campagna. Negli occhi, inevitabile, un barlume di verde.
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