C’è un’aria che è mite solo in apparenza. Il cielo è azzurro; marzo – come la maggior parte di questo inverno di cartapesta – è tiepido e clemente, e nulla – nulla – nel clima è paragonabile a quel che in questo periodo sta succedendo sulla terra. No, non siamo dentro una catastrofe, adesso non esageriamo.
Ci sono solo misure di prudenza da osservare, una serie di cose che sembrano impossibili da attuare per una certa generazione abituata a spaccare tutto, che se solo deve restare a casa per più di due ore si innervosisce.
Che poi spaccare tutto che significa? Fare aperitivi, cene gourmet e locali rumorosi tumme-tumme fino a notte tarda?
Quelli della mia età ne fanno a meno senza riceverne alcun contraccolpo.
Ma di certo avvertiamo un’aria strana, perché il 100% delle notizie parla di questo, i telegiornali e le trasmissioni parlano solo del virus e le avvertenze si sprecano e dappertutto si avverte chiara una totale, netta, evidente sospensione.
Una sospensione delle attività, una sospensione dalle persone che incontriamo normalmente nelle nostre vite, una sospensione che attende che i dati, i benedetti dati, finalmente ci restituiscano un’inversione di tendenza.
È tremendo vivere in una bolla. La verità è che nessuno era abituato a farlo. Alcuni di noi a casa ci passavano anche buona parte della giornata, ma il fatto di dover rispettare un obbligo, è quello che cambia la prospettiva. Prima sapevi che potevi uscire in qualunque momento e per qualunque ragione. Oggi no. Semplicemente non è il caso.
E allora, ecco che un sacco di gente, dai Vip fino all’amico della porta accanto, va giù a dare consigli su cosa fare a casa, come riempire quella bolla, come fare per ingannare il tempo. Figurati se quello, che ne ha viste di tutti i colori, si fa ingannare da quattro pirla. Non si tratta di ingannarlo, si tratta di impiegarlo al meglio. Capisco che è difficile farlo per chi è frenetico, per l’iperattivo, per chi non è abituato a stare con se stesso, per chi “non si sopporta da solo”, ma bisogna imparare.
Anzi ripartire da qui. Chi sono io? Cosa voglio veramente? Quali sono i miei pensieri? Sono capace di intercettare la loro vera natura? Mi conosco fino in fondo? Le bolle temporali servono a questo. Le sospensioni dal tempo e dalle cose hanno una funzione precisa e quella funzione non si risolve vedendo un film o attaccandoci al telefono per mezza giornata. C’è una cosa che questa bolla individuale nella quale tutti siamo forzatamente rinchiusi ci impone come qualcosa che abbiamo sfuggito, dribblato, bypassato da troppo tempo: il silenzio. Ci dobbiamo tuffare dentro, dobbiamo annegare dentro quel bianco, lasciarci travolgere da un nulla che è un po’ un tutto, immergerci fino all’ultima cellula. Il bianco totale: sul quale non dobbiamo far altro che lasciare che la nostra anima scriva le cose che sente davvero.
Alla fine di questo periodo, breve o lungo che sia, prendiamo quel bianco e leggiamo cosa c’è scritto. Ma facciamolo prima di tornare alla frenesia della vita precedente.
Quello che ci troviamo riguarda noi, o meglio riguarda quella parte di noi a cui non abbiamo dato retta da troppo tempo. Potremmo scoprire un sacco di cose, potremmo addirittura intraprendere una vita nuova. Già, proprio come quella di Dante. La storia, a volte, si ripete. Può darsi che non avremo un’altra occasione per riscoprirci.
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