Parlare dei libri che amiamo è un privilegio che incrocio con un’altra passione, quella per il cinema. Per cui andare a pescare dei libri da cui sono stati tratti film memorabili è il primo passo per poi arrivare a condividere questa passione in situazioni che si collocano in una specie di linea immaginaria a metà tra le storie su carta e quelle su pellicola, dentro un continuum narrativo che alterna il racconto alla visione di spezzoni selezionati.
E’ un vero e proprio lavoro sartoriale, come cucire un abito: si dà un’occhiata in biblioteca (sia reale che virtuale), poi si recuperano i film tratti da quei libri, e a quel punto si dà il via all’operazione “taglio e cuci”.
Il vestito finale che ne viene fuori, opportunamente ricamato e dotato di una serie di orpelli che aiutano a renderlo presentabile e variegato, prova a restituire interamente il sapore della storia raccontata, arricchita dalle presenze di chi partecipa.
Il cinema da sempre ha pescato a piene mani dalla letteratura, ed è meraviglioso ricomporre (o a volte andare a scoprire) i pezzi delle due forme d’arte che si basano sulla medesima vicenda, anche per scoprire come i registi abbiano modificato le storie scritte, riadattandole ad un contesto spesso più spettacolarizzato. Appare ovvio, infatti, che cinema e scrittura abbiano regole e linguaggi profondamente differenti, e l’operazione in questione non tende a mischiarli, ma a valorizzarne la diversità dei concetti e delle peculiarità: entrambe le espressioni, tuttavia, convergono verso un’amplificazione del segnale cognitivo ed emotivo che proviene dall’una o dall’altra fonte.
La parte finale del processo è quella di arricchire il prodotto con tematiche collegate in vario modo al vestito che si è andato componendo e realizzare un’operazione di contesto: storico, geografico, politico, economico, sociale, ecc., oltre a varie comparazioni di vicende che hanno a che fare con il filone principale. Insomma, una specie di ottovolante in cui l’esplorazione attraversa mondi diversi eppure miracolosamente e meravigliosamente connessi tra loro.
Si compone in tal modo un abito multiforme, che ritorna, attraverso i suoi caleidoscopici collegamenti, a farci rivivere quella indimenticata emozione. Già, perchè certe frasi, certe musiche, certe storie ed anche certe scene fanno parte della nostra vita come dei tatuaggi o, se preferisci, come delle cicatrici che però non hanno alle spalle dolori passati, ma indelebili sensazioni.
E il sapore che ci dà il riviverle attraverso una catarsi collettiva non fa altro che permetterci nuovamente l’accesso a quello scrigno segreto in cui le abbiamo ripiegate con cura da chissà quanto tempo.
Ridare a quelle sensazioni una veste rinnovata attraverso un singolare tocco derivante dalla contaminazione dell’energia, è l’operazione sartoriale di cui sopra. Una volta ritrovata, possiamo ripiegarla e custodirla nella delicata memoria del cuore, finchè un’altra sartoria del ricordo non donerà a quel vecchio abito una vita nuova.
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