Quindi, fatemi capire. Voi che siete stati 5 anni in consiglio regionale, vi ripresentate alle prossime consultazioni e noi dovremmo ridarvi la stessa fiducia che vi abbiamo dato 5 anni fa.
Capisco la legittimità della richiesta, in fondo chiunque può chiedere un voto o qualunque altra cosa, ma a volte succede che, da questa parte, noi, ovvero quei poveri idioti di cittadini che credono anche all’asino volante, ci facciamo delle domande, e a un certo punto succede che ci guardiamo intorno, e ci diamo anche delle risposte. Raramente, come voi sapete bene – altrimenti voi non stareste lì e noi non staremmo qui -.
E queste risposte sanno di gente che soffre, di povertà dilagante, di giovani che se ne vanno, di una regione che si spopola, di città e paesi sempre più esigui, di industria che ormai è ridotta solo a pochi stabilimenti che vengono da fuori, di risorse locali quasi mai sfruttate e valorizzate per le loro potenzialità, sanno di investimenti assurdi e paradossali, di nessuna o pochissime ricadute rispetto alle spese folli effettuate, sanno di una regione che è al primo posto per corruzione e all’ultimo per lavoro, e poi succede che passano cinque anni in queste condizioni e voi vi ripresentate, agnellini prima del voto, leoni il giorno dopo.
Orsù, diteci, su quale base dovremmo rivotarvi e farvi stare lì altri 5 anni? Su quale base ci chiedete il voto, nuovamente, sfacciatamente, facciaeccuzzettamente, spessatamente?
Ci chiedete il voto per risolvere esattamente quali dei problemi che non avete risolto?
La seconda cosa che fate, è che ci proponete una nuova politica, qualche volta un nuovo partito, certamente delle nuove soluzioni. Tutto nuovo per procrastinare il vecchio fumo. Secondo errore.
Io credo che sarebbe stato gradito un atteggiamento diverso, ad esempio basato su un paio di presupposti.
Primo: “Signori, Vi chiediamo scusa, se non abbiamo fatto quello per cui 5 anni fa ci avete eletto, dandoci la possibilità di guadagnare soldi che non avremmo preso nemmeno facendo i manager della più grande azienda in circolazione” (che volgare, parlare di soldi, vero? Quelli non si dovrebbero nominare mai, infatti voi non li nominate mai. Ovviamente).
Dopo averci chiesto scusa, la seconda cosa che dovreste fare è chiederci un’altra cosa:
“Voi. Sì, proprio voi, povera gente, che noi ignoriamo il giorno dopo essere stati eletti, noi ecco, vorremmo sapere da voi cosa sarebbe meglio fare”. Ed aprire un tavolo sul quale voi non date più soluzioni inefficaci, ma un tavolo sul quale voi prendete appunti. Figuriamoci se questa cosa entra nel vostro modus operandi. Voi prendere appunti? Ahahahaha, vi viene da ridere solo al pensiero.
E invece niente. Continuate a sputare soluzioni, rimedi, strategie, alchimie, idee, ecco, idee che puntualmente restano nei vostri scarni cassetti, sulle vostre scrivanie piene di biglietti da visita che servono a ringraziare quelli che di sicuro vi hanno dato il loro voto per poter coltivare quelle relazioni che ritorneranno utili fra cinque anni.
No, signori, voi di venire a chiedere il vostro voto, di venirci a chiederci di sostenere la vostra nuova pagina, creata apposta per le prossime elezioni (come mai non ne avete creata una nel corso di questi cinque lunghi anni?), di venirci a chiedere di ascoltare le vostre vuote soluzioni, le vostre nuove alleanze per un cambiamento che non si realizzerà mai, non ce lo dovete chiedere.
Non ce l’avete la credibilità, lo spessore, la capacità intellettuale e progettuale, di chiedere un beneamato cazzo di niente.
Dovreste andare silenziosamente a coltivare quel lavoro che avete trascurato per occupare indebitamente una piccola postazione di potere che avete esercitato nel peggiore dei modi, e se un lavoro non ce l’avete, beh è arrivato il momento di misurarvi con un mondo che un lavoro non lo regala a nessuno, perchè quando vai a chiedere un posto di lavoro devi dimostrare di saper fare qualcosa.
Vi dice niente questo verbo? Dimostrare. Un verbo che nel vostro vocabolario non è contemplato, e non lo sarà neppure nel corso dei prossimi cinque anni.
Vi auguro di prendere un voto in meno di quelli che servono per sedervi di nuovo su una poltrona che è troppo stretta per il vostro culo, diventato troppo grande per servire una regione che merita ben altri cervelli, ben altre braccia, ben altra capacità di incidere sugli immensi problemi che questo territorio presenta. Andate in pace.
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