Per i giovani di questo paese (e per i grandi che amano dibattere senza trovare mai soluzioni) ogni occasione è buona per rinfocolare l’eterno dilemma: rimanere in Italia e combattere per il cambiamento oppure andare altrove a cercare migliore fortuna? Spesso noto un atteggiamento critico nei confronti di chi esprime il desiderio di cambiare aria, stigmatizzando una decisione del genere come fuga, abbandono del proprio paese a se stesso, rifiuto di combattere per un miglioramento. Penso che tale atteggiamento sia sbagliato, ecco perché:
1. E’ una questione di scelte, non di soprusi
Collegare le situazioni difficili del nostro paese alla fazione politica che governa al momento sarebbe troppo semplicistico. La colpa non è dei politici ma è di chi ce li ha messi. Cioè noi.
2. E’ una scelta di vita, non una fuga
Spesso chi se ne va sceglie posti per certi versi peggiori. E’ semplice; perchè non si fugge ma si sceglie consapevolmente di cambiare le circostanze nelle quali vivere tentando di fare una valutazione complessiva di vantaggi e svantaggi del luogo che si lascia e quello che si trova. Tanto di cappello verso chi ha coraggio di svincolarsi da dinamiche nelle quali non si riconosce.
3. E’ una questione di persone, non di cervelli
Altra asserzione che mi provoca un certo prurito: “I cervelli se ne vanno, valorizzano il luogo in cui scelgono di vivere, creano brevetti e valore aggiunto altrove, e noi ci rimettiamo soldi“. Veramente ad andarsene sono le persone, non solo i cervelli. Conosco gente non laureata che se n’è andata definitivamente e non torna più e non erano menti particolarmente brillanti: erano solo stanchi di continuare ad essere ignorati.
4. E’ una questione di matematica
L’Italia è stato un paese a crescita sotto-zero negli ultimi anni. Questo vuol dire che per molto, molto tempo ancora avremo tantissimi vecchietti a cui dover pagare le pensioni con i contributi del lavoro di molti meno ex-giovani. Che presumibilmente a causa di questo si vedranno limitate le possibilità di costruirsi una vita degna. E’ uno scenario entusiasmante per far crescere un figlio in questo paese?
5. E’ una questione di responsabilità, non c’è nessun cattivone da combattere
Rimanere per migliorare cosa? Sconfiggere chi? Berlusconi? I fascisti? I comunisti? Cerchiamo di osservare la nostra storia per capire meglio noi stessi. In Italia siamo sempre stati così. E questo ho iniziato a sospettarlo già dopo la scuola, quando pian piano mi sono accorto che molti dei luoghi comuni del nostro paese non corrispondono a verità. Un caso esemplare: non è vero ciò che ho studiato per anni sui libri riguardo il fascismo, e cioè che gli Italiani erano vittime di Mussolini: gli italiani erano Mussolini! Erano tutti con lui, a parte qualche eccezione. E chi crede che l’Italia abbia svoltato a destra recentemente commette un errore: ideologicamente lo è sempre stata. Siamo sempre stati dominati e questo ci porta istintivamente a cercar padroni, a delegare a qualcun altro le responsabilità della nostra vita. Poi, quando ci accorgiamo che il meccanismo non funziona (non funziona mai), allora ci incazziamo e improvvisamente ce li facciamo diventare nemici da un giorno all’altro. Diventiamo frustrati, la frustrazione genera paura e rabbia e da qui nasce l’intolleranza e la chiusura mentale che porta ad attaccarci l’un l’altro con la scusa della nazionalità, del dialetto, della fazione politica o della squadra calcistica. Oggi siamo quel che siamo sempre stati: un popolo frustrato che non si rende conto che la propria frustrazione nasce dal fatto di veder sgretolate per l’ennesima volta le speranze riposte in colui al quale avevamo affidato le scelte fondamentali delle nostre vite.
6. Vogliamo veramente cambiare?
Ma bene, allora inziamo da un punto: non si cambia la società con la politica, è il contrario. Se cambiamo noi stessi ed iniziamo a prendere coscienza del fatto che tutto ciò che succede nella nostra vita è una conseguenza delle nostre azioni o della nostra mancanza di azione, allora smetteremo di dar potere al fascio, alla falce col martello, alla religione (qualsiasi essa sia) o al fenomeno di turno, e determineremo dei cambiamenti così profondi da trasformare la politica come ovvia conseguenza. Potremmo iniziare, ad esempio, smettendo di criticare chi decide di vivere altrove ed auguragli piuttosto un grosso bocca al lupo. Se non siamo capaci di fare qualcosa di tanto civile ed elementare figuriamoci se possiamo metterci a cambiare il mondo.
I governi ladri non esistono, esistono solo popoli immaturi che mandano al potere personaggi di dubbio gusto. Solo che noi lo scopriamo sempre quando è tardi.
39 thoughts on “Non esistono governi ladri, esistono solo popoli immaturi”
I commenti sono chiusi.