Una vecchia signora deve sempre rendersi presentabile. Una volta lo ero davvero, avevo il mio appeal, il mio fascino, visto come ero considerata da tutti, cittadini locali e forestieri che in massa venivano a farmi visita, incuranti di un clima che con questa città non è mai stato clemente. Poi è successo qualcosa. Sono improvvisamente diventata brutta e poco accogliente.
Eppure ho sempre mantenuto i miei modi di fare da brava signora di una volta, beneducata e rispettosa. Sarà che porto addosso tutti i segni del tempo e le persone non mi trovano più così bella come ero prima.
Ricordo ancora quando le mie porte d’accesso erano sei, i cittadini di Potenza che venivano dalla periferia dovevano attraversarle per venirmi a visitare. Erano così maestose e sapevano di antico e misterioso. Adesso sono dimezzate, ma per come sono andate le cose sono fortunata ad avere almeno quelle. Quanti hanno cercato di migliorare il mio aspetto in tutti questi lunghi decenni, a partire dall’inizio del secolo. Ricordo com’era gentile quell’ingegnere napoletano, Stanislao De Mata, certo che quando incontri i napoletani veri, sono dei galantuomini. Stanislao aveva presentato nel lontano 1914 un progetto per allargare e migliorare tutte le strade del centro: che idea meravigliosa! Ma già allora la classe imprenditoriale locale, miope e gelosa, ne impedì l’esecuzione.
Nel 1925 è toccato poi a due ingegneri locali, Vincenzo Ricciuti ed Emilio Simeoni, che fecero un progetto per la realizzazione di due arterie stradali parallele a Via Pretoria (che proprio in quel periodo fu resa pedonale), ma anche quel progetto non fu approvato.
Successivamente, subito dopo la guerra, nel 1946, fu Vittorio Addone, con il quale ebbi una lunga relazione, a riproporre la soluzione delle due vie parallele al corso principale, una delle quali avrebbe consentito il collegamento viario fino al Rione san Rocco, passando per Via Bonaventura, Via Manhes e Piazza Crispi. Ma anche questo piano rimase inattuato a causa dell’invidia e del provincialismo del potere economico. Nel 1959 poi gli ingegneri Bonamico, Mascia e Piroddi elaborarono per me un progetto, portato a realizzazione solo nel 1971, che prevedeva una ristrutturazione generale della viabilità, con anelli a senso unico, raccordati tra loro in due punti nevralgici: piazza Matteotti (piazza del Sedile) e piazza Mario Pagano (piazza Prefettura). E’ proprio in questo decennio 1962 – 1971, che sono stata letteralmente violentata da palazzi e costruzioni che mi hanno deturpata, con edifici alti fino a 11 metri senza alcun piano urbanistico e senza la previsione dei parcheggi, il vero, grande problema che ancora oggi mi trovo a scontare. Fu attuata in questo periodo una progettazione edilizia completamente estranea alla mia natura. Poi arrivò uno dei tecnici che ho più amato: Corrado Beguinot. Stravedeva per me, avrebbe reso il mio aspetto nuovamente vitale, affascinante, riportandomi alla bellezza perduta di prima e cercando di cancellare i brutti segni degli anni 60. Beguinot aveva previsto, tra i tanti interventi di razionalizzazione delle mie strade, una serie di parcheggi che avrebbero certamente consentito una migliore fruizione delle mie strade strette, oltre ad ipotesi di collegamenti da Piazza Crispi fino a Via Pretoria e tanto verde attrezzato che avrebbe reso più accogliente tutta la mia figura. Ma fu criticato ed attaccato dai poteri del momento, che gli impedirono di portare a compimento una delle ultime occasioni per farmi tornare a splendere come un tempo.
Una lacrima scorre dal mio viso e si posa delicatamente sulle foto di quelle sei porte, e non posso fare a meno di rimpiangere un aspetto che non ho più e mi vedo adesso come quella vecchia diva di un cinema sorpassato che la moderna società tende ad evitare.
Hanno preferito delocalizzare servizi, uffici ed attività economiche, e non ci sono più folle di visitatori a passeggiare e chiacchierare per il mio centro storico, ma di una cosa io resto certa: non c’è altra zona o rione della città che possa vantare il fascino, la storia e la tradizione che hanno questi vicoli, questi palazzi, queste piazzette. Una vecchia signora, dopo le tante sciagure che ha passato, deve saper aspettare il momento giusto per tornare alla ribalta.
12 thoughts on “Memorie di una vecchia signora”
I commenti sono chiusi.