Non è affatto scontato che i dittatori abbiano tutti delle facce cattive. Augusto Pinochet, ad esempio, generale delle forze armate cilene, non ce l’ha una faccia cattiva, ma piuttosto rassicurante, una faccia che potrebbe benissimo essere quella di un nostro vicino di casa. Ebbene, Pinochet, a seguito di un colpo di stato militare l’11 settembre del 1973, si autonominò Presidente e governò il suo paese come dittatore fino all’11 marzo ’90, rendendosi responsabile di crimini contro l’umanità. Durante la sua dittattura, venne attuata una forte repressione di liberi cittadini cileni, ritenuta da alcuni un vero sterminio di massa, con l’uccisione di circa 3.000 oppositori, circa 600.000 internati, esiliati o arrestati, e oltre 130.000 torturati e vittime di violenza.
Qualche anno prima in Cile era vissuta una cantante e pittrice che si chiamava Violeta Parra, alla quale si deve un’importante opera di recupero e diffusione della canzone popolare cilena, opera proseguita poi dal movimento della Nueva Canciòn Chilena del quale fanno parte gli Inti Illimani, i quali furono costretti all’esilio proprio a seguito del golpe cileno del 1973 e poi rientrarono in patria nel 1988 verso la fine della dittatura di Pinochet .
Violeta Parra, tra le sue varie esperienze artistiche, fu la prima donna latinoamericana ad esporre le proprie opere in una personale al Louvre. Come musicista, oltre a vari dischi pubblicati, nel 1953 fece un recital a casa di Pablo Neruda. Neruda è uno dei più importanti poeti del mondo, fu premio Nobel per la letteratura nel 1970 e morì in un ospedale di Santiago poco dopo il golpe del generale Augusto Pinochet nel ’73 ufficialmente di tumore ma in circostanze ritenute dubbie. Violeta Parra, invece, morì qualche anno prima dell’avvento della dittatura militare di Pinochet, ma nelle sue canzoni erano presenti la denuncia e la protesta per le ingiustizie sociali, ecco perché la sua musica è stata usata come simbolo della libertà di tutti i cileni da ogni forma di dittatura. “Gracias a la vida” è la canzone per la quale è diventata famosa in tutto il mondo. Tradotta in molte lingue è senza dubbio uno delle più celebri canzoni latino-americane. Ne esiste anche una versione italiana, cantata da Gabriella Ferri, che è unita a Violeta Parra anche per il tragico destino finale della propria vita, e cioè la scelta del suicidio.
Nel 1974, un anno dopo il golpe cileno, la cantante italiana Gabriella Ferri fece un disco che si intitolava Remedios, in cui era contenuta la canzone di Violeta Parra, da lei tradotta letteralmente.
Questo album è diviso in due parti: sul lato A si trovano infatti canzoni della tradizione latinoamericana, mentre il lato B continua il recupero di alcuni motivi della tradizione romanesca, cosa che faceva parte del suo bagaglio artistico. Il brano che dà il titolo al disco, composto dalla stessa Ferri, si trova sul lato A e si ispira chiaramente ad atmosfere sudamericane. La canzone è stata ripresa circa 30 anni dopo dal regista Ferzan Ozpetek che lo ha incluso nella colonna sonora del film Saturno contro. Grazie al successo della pellicola il pezzo ha trovato la sua vera consacrazione.
Bruce Springsteen disse una volta che aveva imparato più da una canzone di 3 minuti che da tutto quello che gli avevano detto a scuola. E allora forse tutta questa triste vicenda può essere riassunta da una canzone. La canzone che riassume meglio delle altre la dittatura di Pinochet è forse They dance alone del cantautore inglese Sting che parla delle madri dei desaparecidos cileni che ballavano da sole perchè i loro uomini (mariti, figli) erano stati fatti sparire da un regime antidemocratico, sanguinario e violento.
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