Le mani contano.
Non i numeri, voglio dire, ma contano proprio nell’aspetto e non sono meno importanti, che so, di un sorriso o di uno sguardo.
Contano quando salutano e si muovono piano, contano quando si incastrano in un contatto, contano quando sembrano distratte e fanno qualche gesto imprecisato nell’aria che spiega un po’ meglio quello che dicono le parole.
Fanno dolcezza in una carezza e resistenza quando si difendono, immobili, quando ne vedi solo il palmo aperto e le dita tese.
Contano, poi, quando formano con il polso quell’angolo retto perfetto, piegate in avanti sembrano sussurrare malinconie leggere.
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