Sembrava incredibile. Quell’uomo di latta era fermo a guardare il panorama, eppure, allo stesso tempo, era dappertutto. Non proprio dappertutto. Era laddove si consumava un sopruso, una svista, una macchia che sporcava l’arredo pubblico, che si trattasse di strade martoriate, di cartelloni strappati, bottiglie vuote oppure rifiuti abbandonati selvaggiamente. Tutti si chiedevano come facesse quell’uomo di latta ad essere presente dovunque si consumasse uno scempio, eppure continuare a guardare beatamente il panorama.
Qualcuno disse che quella latta era fatta di materiale speciale che all’esterno sembrava un semplice metallo, ma che dentro aveva poteri magici che nessuno sapeva perché era una vecchia ricetta tramandata da generazioni. Un uomo di latta che diventava di carne e ossa, giusto il tempo necessario ad andare a denunciare un abominio, e poi tornare a quel suo posto di osservazione, come fosse la vedetta di un antico galeone. Una specie di Pinocchio dell’età moderna, insomma. Solo che non era fatto di legno e non aveva il naso lungo, perché diceva sempre la verità.
Stava lì, come se dall’alto di quel bastione potesse osservare l’arrivo di possibili invasori per dare l’allarme a tutti, come quel marinaio che, appollaiato sul ramo maestro del Pequod, avvistò per primo quell’enorme massa bianca in lontananza, e gridò a tutto l’equipaggio: “Laggiù, laggiù, soffia!”.
Ecco cosa era, ma soprattutto chi era quella piccola vedetta di latta abbarbicata su una vecchia ringhiera con la testa poggiata sulle mani e i gomiti sulle ginocchia. Un equilibrio stabile, che poi diventava assolutamente dinamico e indagatorio come il più acuto degli investigatori, come il più puntuale castigatore della umana sciatteria, come quel marinaio dalla lunga vista capace di vedere la Balena Bianca in pieno viso e non subirne mai, nemmeno per un attimo, il ghigno pauroso.
Oggi la vedetta di latta ha smesso di staccarsi da quella ringhiera e scendere a verificare di persona le scelleratezze.
Dopo decenni di denunce, fatte sempre con la punta della penna, ha deciso che era arrivato il momento di fermarsi. Un uomo di latta, placido e tranquillo, se ne sta oggi adagiato su una vecchia ringhiera di ferro in quel punto preciso in cui il parco di Montereale domina la città.
Qualcuno giura che se mai passerà da quelle parti una Balena Bianca, sarà ancora lui a vederla per primo. Ma stavolta starà zitto e dentro quella latta magica sorriderà. Potete scommetterci.
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