Tu immagina se abbash au Serpenton c’era u mar’
se in fondo a quella massa di cemento
dai piani alti che sembrano astronavi
a un certo punto si intravvedeva un luccichio
e una distesa fatta di azzurro e di allegria
una barchetta piccola, non quella sorta d nav
il rumore di un’onda che si infrangeva sotto al porticato
e la gente che quando veniva sera piano piano
s’arritirava salendo al sesto piano.
Tu immagina se ci stava pure ‘nu baretto,
un chiosco, insomma una di quelle cose
là dove la gente si ferma a chiacchierare
prima di prendere la discesa a mare
all’altezza di via del mar Egeo – guarda un pò il caso
che la beffa sta proprio dentro quella nave di cemento
e nelle strade attorno che nominano i mari.
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